Traduzione in italiano di Daniele Tarini e Francesca Ugolini

Capitolo 4 - La saggezza del Buddha contro la saggezza degli uomini comuni

In questo capitolo rifletteremo su quale sia la saggezza del Buddha, la sua illuminazione, confrontandola con la nostra saggezza di uomini e donne comuni.

 

Nel 2° capitolo, I Mezzi, del Sutra del Loto, leggiamo:

 

“I Riveriti Risvegliati del mondo appaiono al mondo solo a causa di un unico grande scopo (...) È perché i Riveriti Risvegliati del mondo vogliono aprire gli esseri alla saggezza e alla visione dei Risvegliati che appaiono nel mondo. È perché vogliono mostrare agli esseri la saggezza e la visione illuminate dei Risvegliati che appaiono al mondo. È perché vogliono far capire agli esseri la saggezza e la visione dei Risvegliati che appaiono al mondo. È perché vogliono far comprendere agli  esseri la saggezza e la visione del Risvegliato che appaiono nel mondo”.

 

Poco prima, nello stesso capitolo, si dice:

 

“Ciò che il Risvegliato ha portato a compimento è la Legge, primordiale e rara, difficile da comprendere; solo un Illuminato può esaminare fino in fondo con un altro Illuminato il vero aspetto dei dharma”.

 

Vediamo anche l'espressione “Legge senza precedenti”.

 

In breve, un Buddha è un Buddha perché si è illuminato a una Legge (Dharma) che è senza precedenti, difficile da comprendere il solo e unico scopo per cui appare nel mondo quello di far comprendere a noi esseri comuni questa saggezza, in altre parole, per far diventare Budda anche noi.

 

E necessario qui precisare un punto importante. Alcuni "pseudo-buddisti" pensano che la Legge (il Dharma) alla quale il Buddha è illuminato esista al di fuori del Buddha, indipendente dal Buddha, prima del Buddha. Si tratta però di un grave errore, perché questa nozione è esclusivamente alla l’espressione della via esteriore ed è solo una riformulazione della nozione di Dio.

 

A differenza della legge di gravitazione universale sviluppata da Isaac Newton, una legge che esisteva prima di lui, in realtà, la Legge "senza precedenti" (Dharma) alla quale il Buddha si risvegliò esiste solo nel corpo del Buddha, all'interno della saggezza del Buddha di cui è il concetto.

 

C'è unità tra la Persona (il Buddha) e la Legge (a cui si è risvegliato).

 

C'è simultaneità di causa (Gautama l'uomo comune) ed effetto (il Risvegliato Shakyamuni).

 

Il capitolo Pratiche Virtuose del Sutra dei Sensi Infiniti descrive il corpo del Buddha, in altre parole qual è il vero aspetto dei dharma come segue;

 

“(…) La sua mente è in estinzione, la sua coscienza annientata, anche il suo pensiero è placato; Egli ha tagliato per sempre il suo ragionamento vago come il sogno e non conoscerà più le nozioni fondamentali, gli aggregati, i domini e le attività sensoriali.

Il suo corpo non è né esistente né inesistente,

non è né causato né condizionato, né in sé né per altri,

né quadrato né tondo, né corto né lungo;

non sorge né sprofonda, nasce né scompare;

non crea, non causa, non agisce e non opera;

non si siede né giace, né non cammina

né resta, non si muove o gira, non resta inattivo;

non avanza né indietreggia, non è né solido né fragile,

non è né è né è, non guadagna né perde,

non è né questo né quello, né va né viene;

non è blu o giallo, rosso o bianco,

ne porpora ne viola, ne di qualsiasi colore.

Nasce dai precetti, dalla concentrazione, dalla saggezza, dalla liberazione, dalla conoscenza e dalla visione”.

 

In altre parole, il vero aspetto delle cose, l'illuminazione del Buddha

 

“non deve essere definito in termini di essere, né in termini di non essere. Le due parole "essere" e "non essere" non possono designarlo, nè possono i due concetti di essere e non essere. (...) Non si tratta dell'essere o del non essere, ma di ciò che include entrambi".

 

In altre parole, l'illuminazione del Buddha è completamente al di fuori del nostro campo concettuale, al di fuori di tutte le nozioni di essere o non essere, di bene, o male, di materia o di spirito, di tutto ciò che possiamo immaginare.

 

E noi? Cosa significa "vedere il vero aspetto delle cose"?

 

Quando osserviamo il mondo intorno a noi, vediamo che ci sono montagne, fiumi, animali e anche case, persone, una moltitudine di fenomeni che ci sembrano esterni, oggettivi.

 

E poi, quando chiudiamo gli occhi, il nostro mondo interiore si apre, anche se non è così distinto come il mondo fenomenico, con i suoi sentimenti, le sue emozioni.

 

Il matematico, fisico e filosofo francese René Descartes (1596-1650) affermava che tutto ciò che esiste è diviso in due categorie: materia e spirito, due elementi perfettamente dualistici.

 

Al contrario, il Buddha insegnò la non dualità di materia e spirito.

 

In altre parole, ci sono due modi di considerare il mondo che ci circonda. Il primo consiste nell’apprendere tutti i fenomeni come esterni a noi stessi, esistenti indipendentemente da noi, , sia che siamo presenti o meno, vivi o morti.

 

Questa è chiamata "la via esteriore" (gedō).

 

Al contrario, il buddismo insegna che tutti questi fenomeni, montagne, fiumi e simili, sono solo il frutto della nostra mente ed esistono solo perché ne siamo diventati consapevoli.

 

Questa è chiamata la "via interiore" (naidō), alla quale il Buddha si è risvegliato e ha insegnato  per tutta la sua vita.

 

Nel Sutra dell’Ornamento Fiorito dice:

 

“La mente non si ferma mai, manifestando tutte le forme, innumerevoli, inconcepibilmente numerose, sconosciute l'una all'altra.

Proprio come un pittore che non può conoscere la propria mente, ma dipinge attraverso la mente, così è con la natura di tutte le cose.

La mente è come un abile pittore, capace di dipingere i mondi:

Da lui nascono tutti i cinque aggregati; Non c'è niente che non faccia.

(…) Sappi che Buddha e la mente sono essenzialmente inesauribili.

Se le persone sanno che le azioni della mente creano tutti i mondi, vedranno il Buddha e capiranno la vera natura del Buddha”.

 

Ciò indica che il mondo fenomenico è il prodotto della nostra mente.

 

I cinque aggregati, ricordiamolo, sono i cinque elementi che ci compongono: le forme, i suoni, gli odori e gli altri che percepiamo, il modo in cui li interpretiamo, le nostre reazioni e la consapevolezza che ne ricaviamo.

 

Sono chiamate le cinque ombre (jp. Go-on - 五陰) perché ci nascondono il vero aspetto delle cose, o le cinque accumulazioni (jp. Go-un - 五蘊), perché la loro accumulazione produce sofferenza.

 

Così, la via esteriore afferma che le cose esistono al di fuori di noi, mentre al contrario, la via interiore, il Buddismo, afferma che i dharma (fenomeni) e noi siamo uno.

 

Non è necessario essere un filosofo o praticare qualsiasi religione per pensare che la Torre Eiffel, il Monte Fuji e tutto il resto esistessero prima di noi e esisteranno dopo di noi, indipendentemente da noi. Un bambino di tre anni già lo capisce.

 

Eppure, le persone si sono chieste "chi ha creato tutto questo"? Così, l'uomo ha creato Dio a sua immagine per dare una risposta a una domanda che non era una domanda.

 

D'altra parte, capire che la Torre Eiffel, il Monte Fuji esistono solo perché siamo consapevoli della loro esistenza e, ancor di più, non solo per capirla ma per viverla, richiede un serio ascetismo buddista.

 

La pratica del Buddismo ha quindi un duplice scopo: risvegliarsi al fatto che i fenomeni oggettivi non esistono al di fuori del regno della mente e, così facendo, distruggere le percezioni errate della soggettività che considera le cose del mondo esterno come reali e dissipare le varie sofferenze (passioni malvagie) associate a queste percezioni e, così facendo, diventare Buddha.

 

Ci fermeremo qui per oggi.

 

Nei prossimi capitoli vedremo il percorso della nostra percezione attraverso il principio delle nove coscienze, il percorso dell'insegnamento del Buddha attraverso i cinque periodi e gli otto insegnamenti, il principio di Ichinen Sanzen e come possiamo diventare un Buddha senza dover subire le mortificazioni a cui si sottopose il Buddha Shakyamuni.

 

 

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