Traduzione in italiano di Daniele Tarini e Francesca Ugolini

Capitolo 3 - Il risveglio di Gautama

Dopo aver lasciato il castello di suo padre, tuttavia, l'inquietudine non cessava nel cuore del principe, e molti demoni lo tentavano dicendo: "Sarebbe meglio per te tornare a palazzo e trovare qualche altra soluzione: allora il mondo intero potrebbe appartenerti".

 

Ma egli riuscì a far tacere queste voci demoniache rendendosi conto che niente di mondano avrebbe mai potuto soddisfarlo.

 

Così si rasò la testa e rivolse i suoi passi verso sud, portando nelle mani una ciotola per l'elemosina.

 

Questa decisione indiscutibile e irrevocabile senza ritorno è chiamata "il risveglio dell'aspirazione alla Buddità".

 

È sempre stato il punto di partenza indispensabile quando uno si impegna a percorrere il sentiero del Buddha. Gautama cercò prima un maestro.

 

Il principe visitò prima Ālāra Kālāma, poi Uddaka Rāmaputta per seguire i loro insegnamenti e pratiche.

 

Dal primo, imparò il nulla, lo stato di vita in cui non si è attaccati allo spazio illimitato o alla propria coscienza.

 

Dal secondo, imparò la "dimensione né di percezione né di non-percezione", uno stato di vita in cui si è liberi dal pensiero discriminatorio ordinario e si conservano solo le tracce minime del pensiero discriminatorio.

 

Entrambi i metodi di pratica, basati sulle meditazioni, erano in realtà solo calma mentale. Ma la calma non sradica le cause della sofferenza. Può solo portare una pace temporanea, ed è per questo che Gautama li rifiutò. Questa non era la liberazione.

 

Il Buddha si risvegliò al fatto che la vera libertà è senza desiderio, senza attaccamento e senza sé.

 

Rapidamente deluso da questi maestri, che superò dopo due mesi, andò a Magadha e seguì la propria ascesi di mortificazioni, di digiuni terribili nella foresta di Uruvilva, sulle rive del Nairanjana, il fiume che scorre vicino al castello di Gaya.

 

Il suo allenamento era incredibilmente severo. Si stimolava con il pensiero: "Nessun asceta nel passato, nel presente o nel futuro ha praticato, pratica o praticherà più severamente di me".

 

Ma il principe non riusciva ancora a raggiungere il suo obiettivo.

 

Dopo sei anni (12 secondo un'altra teoria) nella foresta, rifiutò ogni pratica ascetica. Si bagnò nel fiume e accettò una ciotola di latte da Sujata, una serva che viveva nel villaggio vicino.

 

I cinque compagni che avevano vissuto con il Principe per tutti quegli anni, condividendo la sua vita di austerità, si scandalizzarono nel vederlo accettare il latte da una serva.

 

Pensarono che fosse caduto in disgrazia e lo lasciarono. Così il principe rimase solo. Era ancora debole, ma a rischio della sua vita tentò un nuovo periodo di meditazione, dicendo a se stesso: "Anche il mio sangue dovesse prosciugarsi, la mia carne appassire, le mie ossa cadere in polvere non lascerò questo posto finché non avrò trovato la via dell'illuminazione".

 

Infine, si sedette una sera sotto un Ficus religiosa e, iniziò una lotta intensa e incomparabile.

 

Il suo cuore era disperato e pieno di pensieri confusi, oscure tenebre coprivano la sua mente, era investito da tutte le esche dei demoni. coprivano la sua mente, era investito da tutte le esche dei demoni. per uno.

 

Fu davvero una dura lotta: il suo sangue trasudava, la sua carne avvizzì, le sue ossa si incrinarono.

 

Tuttavia, quando la stella del mattino apparve nel cielo orientale, la battaglia era finita e la mente del principe era chiara e luminosa come l'alba. Aveva finalmente trovato la via per l’illuminuzione senza precedenti. Aveva sperimentato l'assoluto. Si identificò con l'assoluto. Comprese il principio unico e universale della vita e della morte, percepì il vero aspetto delle cose.

 

Fu l'8 dicembre, quando aveva 35 anni (30 secondo un'altra tesi), che il Principe divenne Buddha.

 

Da quel momento in poi, il Principe fu conosciuto con vari nomi. Alcuni lo chiamavano Buddha (l'Illuminato - ); altri, il Tutto Illuminato (Dai Gaku - 大覚); altri ancora lo chiamavano Śâkyamuni (釈迦牟尼), il "Saggio del clan degli Śâkyas", e altri ancora lo chiamavano Onorevole del Mondo (Seson - 世尊.

 

Liberato da ogni sofferenza, pensò di non predicare perché ciò che aveva realizzato sarebbe stato troppo difficile da comprendere per la gente comune che non aveva praticato nulla e sarebbe stato frainteso. Brahmā, che era preoccupato per questo, discese dal cielo al Buddha e gli consigliò di predicare spiegando la diversità degli esseri

senzienti.

 

Il Buddha fu commosso a compassione al pensiero degli uomini ancora intrappolati nelle loro illusioni, bloccati nelle sabbie mobili dell'illusione, soffrendo in un mondo chimerico.

 

La loro realtà era solo un sogno, un brutto sogno per il Buddha ormai risvegliato.

 

Egli era determinato a risvegliarli a sua volta, a salvarli dal loro incubo Dichiarò a Brahmā che avrebbe predicato con compassione e Brahmā scomparve felicemente.

 

Ma come farlo?

 

Come condividere la sua esperienza unica? Tanto più che, anche se spiegava loro la verità e anche se erano in grado di comprenderla intellettualmente, dovevano viverla, sperimentarla attraverso la pratica.

 

È in questo contesto che Gautama mise in moto la ruota del Dharma.

 

Per fare questo, Egli andò prima al Parco delle Gazzelle (Mrigadava) a Benares, dove si rivolse ai cinque uomini che lo avevano seguito nel suo viaggio filosofico e ascetico fin dall'inizio.

 

I loro nomi erano Ājñāta Kauņdinya, Aśva Jit, Bhadrika, Vāşpa e Mahā Nāman. I primi due erano parenti materni di Gautama e gli altri tre erano parenti da parte di suo padre.

 

Quest’ultimi, il re Śuddhodana li aveva effettivamente inviati a suo figlio per proteggerlo.

 

L'ormai Buddha, non poteva trovare un pubblico migliore per mettere alla prova la comprensione della verità da parte degli esseri.

 

All'inizio, essi cercarono di evitarlo, ma quando egli parlò loro, essi credettero in lui e divennero i suoi primi discepoli.

 

Poi andò al castello di Rajagriha e convertì il re Bimbisara, che era sempre stato suo amico.

 

Da lì viaggiò in tutta la regione, vivendo di elemosine e convertendo le persone in modo da poterle condurre anch'esse all'illuminazione. La gente rispondeva a lui come gli assetati che cercano acqua o gli affamati che cercano cibo.

 

Due grandi discepoli, Śariputra e Maudgalyayana andarono da lui con i loro duemila studenti.

 

 

All'inizio il padre del Buddha, il re Śuddhodana, ancora tutto rattristato dentro di sé per la decisione che il principe aveva preso di lasciare il palazzo, si tenne lontano ma più tardi divenne suo fedele discepolo; Mahaprajapati, la suocera del Buddha, la principessa Yaśodhara, sua moglie, Rahula, loro figlio, e tutti i membri del clan degli Śâkyas credettero in lui e lo seguirono. E molte altre persone divennero suoi devoti e fedeli seguaci.

 

 

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